Faenzanet@yahoo.it - ANALISI POLITICA -

L'analisi del prof Everardo Minardi

Oggi parliamo di...

Il labirinto della politica faentina: quale candidato sindaco? E quale squadra?

Finalmente qualche giorno di calma e di riposo per i protagonisti della politica faentina; anzi la quiete sembra quasi eccessiva, dopo una serie di giornate convulse caratterizzate dalla consegna di documenti imprevisti, dall'insorgere di rapporti tesi che hanno incrinato vecchie intese, di scatenamento di reazioni un po' esagerate che qualcuno ha interpretato come "minacce fisiche" e così via.

Una pausa è utile per i protagonisti o vittime di quelle vicende per rilassarsi al mare o ai monti; ma lo è anche per chi si trova a poter vedere le vicende in questione da una altra dimensione, là dove ci si trova non necessariamente per propria scelta, ma per una condizione ormai da molto tempo accettata e consolidata (sto parlando ovviamente del sottoscritto!).

Di certo la vicenda politica faentina, che si incentra primariamente nella designazione del candidato sindaco da parte del Pd, è di fatto molto complicata dalla forte contrapposizione ormai evidente nello stesso Pd tra le candidature di Bersani e di Franceschini e dall'esito che tale confronto/scontro può avere necessariamente anche sulla scelta del candidato faentino a sindaco della città.

Infatti, è noto come nella provincia ravennate la dominanza dalemiana di origine pci e ds sia tale da poter essere messa difficilmente in discussione; e i riflessi sul Pd sono trasparenti: la minoranza di estrazione ppi-margherita è destinata a rimanere tale, con un evidente incapacità di influire sulle scelte del partito negli anni che ci attendono. E intorno alla maggioranza dalemiana del Pd non va dimenticato che si è cementato l'accordo di potere di un gruppo molto preciso di ex Dc, poi exPpi ed ex Margherita, che in non pochi casi - ma è assai evidente il caso faentino - ha in un certo senso "blindato" il sistema di potere congiunto di partito e amministrazione.

Quindi, grandi possibilità di conseguire un cambiamento di maggioranza nel Pd a livello provinciale e forse anche a livello faentino non sembrano dietro l'angolo e l'idea che la prossima traiettoria della vicenda elettorale faentina sia determinata da chi oggi ha il partito e l'amministrazione in mano, non sembra troppo lontana dalla realtà.

Se si considera poi il vuoto di presenza e di proposta della minoranza di centro destra nella realtà locale (ma senza timore di offendere alcuno, analoga valutazione si potrebbe esprimere anche a livello provinciale, nonostante l'azione distintiva e a volte apprezzabile della Udc!), le strategie del gruppo di comando del Pd sia a livello locale che provinciale non sembrano modificabili, anzi!

Tuttavia, qualche segno di novità si deve annotare nel contesto locale faentino, a differenza di quello ravennate dove la maggioranza dalemiana non vede all'orizzonte alcun segnale di contestazione.

Si è prodotta la ri-costituzione del Laboratorio Faenza in una chiave fortemente legata alla vicenda della designazione del sindaco; tale gruppo, divenuto ormai molto noto si presenta con un'azione perseguita non all'interno del partito (dove gli esponenti del gruppo non trovano spazio e riconoscimento, stante la gestione molto stretta dei circoli/sezioni, peraltro secondo le migliori tradizioni democristiane e del vecchio Pci), ma all'esterno dello stesso con un appello alle tante anime del mondo cattolico, dell'impegno sociale, della cooperazione che non sembrano trovare corrispondenze significative nell'attuale gestione del Pd locale.

E il successo ottenuto da momenti aggregativi tenutisi anche in aree non istituzionali della città (ad esempio il parco della Piazza S.Franesco) sta a dimostrare che c'è nella città una bella fetta di cittadini che non trovano nei circoli del Pd alcuna opportunità di incontro e di partecipazione alla vita della città.

Si è anche prodotta una altra innovazione nella accelerazione del processo di designazione del nuovo candidato sindaco; mentre il Pd, secondo le vecchie prassi, avocava a sè ogni azione intesa a individuare il candidato, attraverso la liturgia degli incontri con le forze produttive e sociali della città (incorrendo anche in qualche incidente di percorso, vedi il caso Ascom), attraverso la rete Internet e una testata telematica locale si è avviata una sorta di sondaggio aperto di opinione che ha proposto all'attenzione del pubblico una pluralità di nomi, dimostrando che allora era possibile esprimere un parere anche al di fuori delle tensioni tra dalemiani e franceschiniani nel Pd.

Da ciò una serie di conseguenze positive per il Laboratorio Faenza (ma anche per l'attivazione di altre energie per la politica come il gruppo che ha lanciato su Facebook il sito blog www.faenzachevuoi.org dotato di una propria "carta di valori", senza dimenticare nell'area centrista per iniziativa di Vittorio Ghinassi il gruppo Polis) ma anche negative per altri aspetti che possono incidere significativamente sugli sviluppi della politica locale.

Infatti un settimanale poltico locale, notoriamente espressione dell'ala dalemiana del Pd, ha - forse su suggerimento di qualche esponente del Pd locale e/provinciale - sostenuto che il Pd faentino aveva svolto tutti i confronti necessari e quindi era in grado già di formulare una candidatura a sindaco capace di raccogliere il consenso delle forze economiche e sociale del territorio (ma i giovani, i pensionati, i cittadini non rappresentati dalle forze economiche e sociali non hanno titolo a dire nulla?).

Sta di fatto che nel contesto di questo pronunciamento a tutto tondo a favore del ruolo positivo del Pd faentino, è apparso anche il nome di colui che sarebbe stato indicato come il candidato a sindaco, il giovane e apprezzato avvocato Luca De Tollis (della cui biografia hanno ormai in tanti parlato, con unamimi valutazioni positive).

Ma, come si sa, fare il nome di un possibile candidato a qualcosa significa bruciarlo, esporlo ad un dibattito che tutti considerano ancora aperto, metterlo in campo senza che lui stessa sappia su chi possa contare e su chi debba affrontare; e poi De Tollis è con Franceschini o con Bersani? Sta con i dalemiani ravennati o con i giovani dell'associazionismo, del volontariato sociale di cui lui stesso fa autorevolmente parte e che oggi richiedono un ruolo preciso e determinante nel Pd, almeno faentino?

L'approccio a tutta la vicenda faentina della scelta del sindaco si è incredibilmente complicata e solo le vacanze ferragostane possono evitare la sua radicalizzazione polemica. Luca De Tollis allo stato attuale è comunque bruciato come candidato e anche a lui stesso si è complicata la collocazione politica perchè ora deve dire con chi sta nel confronto pre-congressuale del Pd (cosa che aveva evitare di fare per assicurare una gestione super partes del Partito in questo frangente oggettivamente difficile per tutti).

Ma perchè qualcuno ha voluto bruciarlo? Si tratta solo di un infortunio giornalistico? In fondo sul suo nome, nei momenti opportuni, si sarebbe potuto trovare una intesa, stante la sua decisione di giocare un ruolo di unificazione nel Pd tra posizioni anche molto distanti tra loro e stante il suo profilo sociale e professionale che avrebbe potuto trovare alla fine anche il consenso del mondo cattolico, dell'associazionismo, della cooperazione.

In realtà, ora la vicenda sembra destinata solo a radicalizzarsi, e dopo il 20 agosto si cominceranno ad avvertire i nuovi segnali di battaglia, di uno scontro che sarà tale perchè gestito in campo dagli uomini della maggioranza dalemiana (a cominciare dal parlamentare locale) e dal gruppo del Laboratorio Faenza e da altri piccoli gruppi in cui è articolato il tessuto associativo e di impegno sociale dell'area faentina.

L'esito sarà tutto in mano ai protagonisti di un confronto che, se non vuole scoppiare in una qualche rottura che sposti non poche persone verso l'area centrista dell'Udc (non dimentichiamoci quanto appena successo nelle elezioni europee anche a livello locale, dove il Pd ha perso tanti, decisamente troppi voti!!!), deve sapersi risolvere in una scelta di candidato sindaco e di squadra di collaboratori/assessori, che non significhi in alcun modo la mortificazione dell'area sociale, chiamata di solito "cattolica" (non senza un intento diminutivo) che nella città c'è, si manifesta e si esprime in maniera concreta in tanti eventi, capaci di coinvolgere anche le giovani generazioni.

Come è evidente il beneficio che si potrà trarre dalla capacità che il Pd nella sua espressione provinciale avrà di riconoscere la specificità della situazione faentina, facendo anche i passi indietro necessari, potrà prevenire gli effetti  - non necessariamente di per sè negativi - che si potrebbero produrre con la creazione di una lista civica che sappia raccogliere - in una sintesi politico amministrativa originale - il consenso di larghe parti sia del Pd che dell'area centrista che intendono vedersi riconoscere un ruolo attivo, partecipativo per decidere del futuro di una città, che un futuro lo merita per il nome internazionale che porta, ma anche per i valori economici e sociali di cui è dotata.

Ma sarà all'interno del Pd e da come evolveranno le dinamiche radicali ormai aperte, che si determinerà la formazione di una lista civica oppure no! Questa sembra la conclusione ragionevole di un processo che avremmo voluto non vedere.

Quanta distanza si è determinata da quella volta in cui salimmo su quel pulmann che in nome dell'Ulivo doveva farci cambiare sul serio tutti!! Invece eccoci qua a dimostrare che dalle ripetuto abbattimento dell'Ulivo non abbiamo imparato granchè!!!

P.s.

Ogni critica delle mie affermazioni è gradita e può costituire non tanto un contributo privato, quanto uno stimolo ad allargare la discussione in pubblico sul futuro della nostra città. 


Ma il Partito Democratico quando diventerà democratico?

di Massimo Solaroli

Al rientro delle ferie ho letto con interesse l’analisi del prof. Minardi la cui obbiettività priva di alcun timore referenziale, risulta un po’ provocatoria e irreverente
Non si può che concordare con la fotografia sulla situazione del Pd a Faenza che sconta in buona parte le difficoltà che si stanno vivendo a livello nazionale.
Le speranze in un partito nuovo, che aveva visto molto persone impegnarsi nella fondazione del nuovo Pd sono diventate pie illusioni, il Partito Democratico si sta arroccando nei vecchi sistemi di gestione del potere di cui avevamo perso memoria.
Il coinvolgimento dei cittadini, la partecipazione, che avevano interessato la cosi detta “società civile” a cui si era fatto appello neanche due anni fa, che aveva mobilitato migliaia di giovani e meno giovani anche nel nostro territorio (ricordate le primaria per Veltroni!!!, sembrano appartenere ad un’altra era), tutto ciò si sta sciogliendo come neve al sole aiutato dal caldo di questi giorni.
Per quanto riguarda la situazione Faentina, è arrivata la candidatura del segretario De Tollis, persona ammirevole dal punto di vista sociale e personale che nonostante un recente passato in altre formazioni politiche potrebbe catalizzare il gradimento di forze sociali del territorio, naturalmente dopo un ampio confronto allargato anche a tutti i cittadini.
Ma il partito democratico quando inizierà ad essere democratico?
Per ora non ha dimostrato di esserlo, nè nei confronti degli iscritti, che non mi sembra siano stati interpellati, né nei confronti della cittadinanza.
Forse qualcuno è rimasto al “centralismo democratico”!!!!
Anche l’attuale giunta ormai da tempo ha tirato i remi in barca, impegnata ad autocelebrare il lavoro che ha fatto, o forse non ha fatto; è sufficiente riguardare le linee programmatiche della scorsa legislatura ancora reperibili nel sito del comune per verificare che neanche il 20% è stato realizzato.
Con questa giunta si chiude un epoca che ha vissuto momenti di gloria, ma non è storicamnte più ripetibile, sarà necesseario studiare anche nuovi modelli e metodi per il governo della citta e i suoi componenti dovrebbero comprendere che è tempo di un radicale cambio di guardia.

Se come pensa il prof. Minardi, questo è stato il modo per bruciare De Tollis, se l’arbitro scende in campo rimangono pochi giocatori da scegliere, in ogni caso se viene sostituto lo può essere solo da una figura più in alto, forse qualche senatore vuole cambiare lavoro?
Abbiamo visto che molti non sono d’accordo con questi metodi dentro e fuori al Pd, in questo periodo come non mai, sono sorte iniziative che si rifanno a modelli etici e carte dei valori che si propongono “di restituire alla politica il suo significato originario di città e pertanto consideriamo la sua amministrazione una pura forma di servizio prestato alla comunità dei cittadini e allo spazio al quale essi partecipano” “di incoraggiare la partecipazione a tale servizio da parte di tutti i cittadini, indipendentemente dal credo politico e religioso, poiché riteniamo che una partecipazione plurale e diffusa sia elemento indispensabile per la garanzia e il mantenimento sostanziale
della democrazia.” ecc.. (dalla carta dei valori di Faenzachevuoi.org val la pena di leggerlo tutto).
Principi condivisibili che si riferiscono ad una politica vissuta come servizio e al bene comune, a ciò dovremmo far riferimento e non ai giochi di potere a cui assistiamo!!.